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Il brigantaggio

Il fenomeno del Brigantaggio

Il brigante Carmine CroccoIl brigantaggio nell'Italia meridionale dopo l'Unità d'Italia non è da considerare una semplice sollevazione contadina contro il potere politico e economico rappresentato dal padrone, ma è una realtà ben più complessa.

L'origine del fenomeno è da attribuirsi alla miseria e alle continue angherie che il povero popolo dei contadini doveva continuamente sopportare da parte dei soliti, pochi, ricchi padroni.

Non è facile comprendere il perché di un fenomeno tanto complesso. Storici e studiosi si sono, da sempre, cimentati nella comprensione del fenomeno, concordando sulla complessità e sulla varietà delle motivazioni.

Probabilmente un buon margine di colpa è da attribuire all'illusione che, con l'Unità d'Italia, molte cose sarebbero cambiate. Al contrario, la vita dei contadini andò sempre più peggiorando, soprattutto a causa della miope e cattiva politica sabauda che tratto il meridione al pari di una colonia, conquistata con mire espansionistiche. I piemontesi, purtroppo, non fecero altro che sostituire i Borboni nell'amministrazione del potere; in una situazione simile scontento e delusione fomentarono la ribellione che, senza molti scrupoli, fu trattata dai nuovi governanti con l'applicazione delle legge marziale.

Le rivolte finivano, spesso, nel sangue; i briganti o, anche, coloro che, sommariamente, venivano riconosciuti tali, venivano passati per le armi.

Fu, questo, il triste risultato di una cattiva valutazione di un fenomeno, difficile da comprendere per il nuovo potere politico che, beatamente, viveva nell'Italia settentrionale, lontano dalla nuova realtà che una guerra di conquista aveva portato in dote. Pertanto le continue richieste di pane e lavoro dei contadini meridionali si persero nella lentezza e nella negligenza dei rappresentanti politici.

Le fasi del brigantaggio

I primi vagiti del Brigantaggio cominciarono a farsi sentire sin dal 1861, quando gruppi formati da contadini, salariati ridotti alla fame, disertori ed evasi dalle carceri, si davano al brigantaggio nelle sue forme primitive fatte di furti, vendette e vandalismi; in questo periodo cominciano anche a nascere le prime bande con un capo che, di solito, si eleggeva in base alla sua abilità, alla sua autorevolezza ed alla sua capacità di essere spietato.

A combattere il brigantaggio fu principalmente l'esercito anche se, spesso, non era in grado di fronteggiare le mobilissime bande, che lo impegnavano in vere e proprie azioni di guerriglia.

Nel corso del 1864 l'esercito fu potenziato ed alcune grosse bande furono sconfitte. In seguito, e fino al 1870, vi furono ancora azioni brigantesche di particolare vivacità ma le difficoltà, per le bande, cominciavano a farsi sentire.

L'esercito divenne sempre più spietato, al pari degli stessi briganti. I piemontesi dedicarono molte risorse per sconfiggere il fenomeno. All'inizio del 1870 la violenta repressione cui tutto il meridione fu sottoposto, concluse il periodo del brigantaggio per il meridione d'Italia. Una vera e propria guerra civile era terminata ma rimanevano, comunque, irrisolti i grandi problemi del meridione d'Italia che hanno provocato la sua arretratezza nei confronti del resto dell'Italia.

Carmine Crocco

Monticchio il luoghi in cui si nascondeva il brigante Crocco

Carmine Crocco fu il più famoso brigante della storia. Nasce a Rionero in Vulture (Potenza) il 5 giugno del 1830. Ad appena 19 anni si arruola nell'esercito ma diserta nel 1852 dopo essere stato condannato per omicidio.

Costituisce insieme ad altri disertori e contadini una banda di Briganti nascondendosi nei boschi di Monticchio, ma fu catturato e condannato al carcere per 19 anni.

Per scontare la pena fu rinchiuso nel Carcere di Brindisi dove evase insieme ad altri carcerati nella notte del 13 dicembre del 1859

Tra il 1860 e il 1865 si alleò con le bande borboniche contro le truppe regolari italiane, si rifugiò nello Stato Pontificio ma fu catturato e condannato a morte.

Nel 1874 la condanna inflitta precedentemente fu trasformata in un condanna ai lavori forzati a vita. Morì in carcere nel 1905.

Documento creato il 30/03/2004 (15:09)
Ultima modifica del 21/03/2011 (09:49)

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Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce)
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