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Personaggi importanti

Personaggi importanti

Il francescanesimo pugliese affonda le sue radici nel primo decennio dell'esperienza spirituale di S. Francesco; infatti nel primo Capitolo generale dell'Ordine, celebrato il 14 marzo 1217 presso il Convento di S. Maria della Porziuncola, vicino ad Assisi, furono istituite le Province francescane, tra cui la Provincia Apuliee, 5a Provincia Madre dell'Ordine (nota 10).

Il primo Vescovo francescano

É salentino il primo Vescovo francescano, P. Gabriele da Lecce, uomo di grande bontà e di superiore illuminazione spirituale, eletto da Onorio III alla sede di Policastro nel 1218, vivente il Serafico Padre S. Francesco.

Il Breve "Cum dilecti filii Fr. Franciscus" dell'11 giugno 1219 e l'elezione episcopale di P. Gabriele da Lecce sono due atti significativi del grande Pontefice, uno dottrinale e uno esemplare, che contribuirono molto allo sviluppo dell'Ordine; il gesto emblematico, infatti, di elevare alla dignità episcopale un umile frate minore, e la lettera ufficiale a tutti i Vescovi e i Prelati del mondo, sollecitati ad accogliere favorevolmente e benignamente i frati minori nei propri territori, e a ritenerli cattolici e fedeli, permisero all'Ordine di diffondersi rapidamente nelle varie parti del mondo (nota 11).

Il primo guardiano del Convento

Nel sec. XV una figura sicuramente di spicco è P. Matteo da Lecce (1433), primo Guardiano del Convento S. Maria al Tempio, compagno e fedele collaboratore ed amico di S. Bernardino da Siena, celebre per santità di vita. Nel 1551 si spegne P. Lorenzo da Felline, insigne teologo e venerato uomo di Dio, nel rinascimentale Convento S. Maria al Tempio (costruito da fr. Riccardo Maremonti, 1508), poi Caserma Massa, purtroppo raso al suolo il 1° febbraio 1971, ore 13,00, a seguito di una infausta delibera dell'Amministrazione comunale di Lecce (nota 12).

La scuola Francescana

J.J. Rousseau ha scritto che "l'uomo è nato libero e dappertutto si trova in catene", ma la scelta francescana è una delle modalità esistenziali che permettono di tendere alla originaria libertà di divenire santi.

Nel sec. XVII, infatti, fiorì a Lecce una vera scuola di spiritualità francescana laicale, cioè di frati non sacerdoti che rispondono ai nomi di Fr. Paolo Grasso da Salice Salentino (ca. 1560- 1618), Fr. Leonardo da Monacizzo (1571), Fr. Antonio Monaco da Manduria (1587-1662), e principalmente Fr. Silvestro Calia da Copertino (1581-1621) (nota 13).

Essi incarnarono e testimoniarono i valori dell'umiltà, della gentilezza, della letizia francescana, della penitenza e della carità verso i fratelli.

Tralasciando altri, nel sec. XVII rifulse di particolare splendore il B. Egidio Maria da Taranto (1729-1812), il quale prima nel Salento e poi a Napoli nel Conv. di S. Pasquale a Chiaia, seppe irradiare l'amore alla preghiera-contemplazione, una tenera devozione alla Madonna del Pozzo ed una squisita carità verso i poveri, beneficando tutti con la sua potenza taumaturgica (nota 14).

Un uomo di grande Penitenza

Negli ultimi decenni, infine, molti dei presenti hanno goduto della schiva e nobile santità del Servo di Dio Fr. Giuseppe Ghezzi da Lecce (1872-1955), uomo di grande penitenza e ricolmo di entusiasmo missionario, maestro di ascesi (nota 15).

Figure Culturali

Nel settore culturale una figura di rilievo è P. Pietro Colonna Galatino (1465-1540), filosofo, teologo, scritturista, grande amico di Leone X; le sue opere sono rimaste in gran parte manoscritte, custodite nella Biblioteca Vaticana, nella Biblioteca Angelica e nell'Ambrosiana. Ancora più importante Fr. R. Caracciolo (+1495), grande teologo, predicatore in volgare, Vescovo di Aquino e di Lecce (nota 16).

Nel sec. XVI, nel periodo del Concilio di Trento, emergono due teologi scotisti pugliesi: P. Giovanni Vallone da Giovinazzo (+1588) e P. Antonio Scaragio d'Altamura (1558), il quale scrisse un'opera teologica in italiano "Ornamento dell'anima" (1558), in cui si sottolinea come i valori presenti nel cosmo (verum, bonum, pulchrum) risplendono nell'anima sotto forma di valori estetico-morali; tematica ripresa nei nostri giorni dal teologo svizzero Von Balthasar nella sua "Teologia della gloria" (nota 17).

La scuola Teologica leccese

Nel sec. XVII abbiamo l'inizio della gloriosa scuola teologica leccese presso il convento di S. Maria al Tempio, iniziata dal grande teologo e letterato P. Bonaventura Morone da Taranto (1560-1621), e proseguita da P. Gregorio Scherio da Lecce (1642) (basti ricordare il trattato "De Deo trino et uno", che nei contenuti dottrinali ha accolto le istanze dello scotismo moderno); P. Giacomo da Lequile, poeta-teologo ("Della lira serafica"); P. Serafino d'Alessandro da Grottaglie (1624-1689); P. Agostino da Taranto; P. Andrea Coreggia da Francavilla Fontana (1761- 1802), i cui trattati manoscritti sono conservati nella Biblioteca Civica di Nardò; P. Bonaventura Sicara da Avetrana (1778-1826), le cui "Theologicae Institutiones" sono conservate nella Biblioteca Civica di Ostuni, e lo "Spicilegium seu indigestum miscellaneum" (= dizionario enciclopedico) è conservato manoscritto nella nostra Biblioteca Caracciolo.

Nel versante bonaventuriano ritroviamo P. Francesco da Sedi (1585-1672) ("Paragone spirituale" e "Modo di orare"), il quale rivalutò anche i mezzi che consentono l'unione con Dio, e P. Giuseppe M. Pace da Nardò (1719), il quale presentò la tematica della perfezione come via della gloria e della preghiera.

E poi il compromesso di teologia positiva e di categorie illuministiche di P. Bonaventura Paradiso da Lequile (1797), nei trattati "De Deo", "De Divina Gratia", manoscritti nella Biblioteca Civica di Galatina.

Infine nei sec. XIX e XX sono da ricordare P. Bonaventura Gigli da Ugento (1827-1917) per il trattato teologico sulla Chiesa, e P. Ludovico Leuzzi da Salice Salentino (1872-1948) per la difesa del domma cattolico contro il Modernismo, nell'alveo dell'Enciclica 'Pascendi' di S. Pio X (nota 18).

Le Scienze Storiche

Un altro capitolo importante hanno scritto i frati salentini nel campo delle scienze storiche. Basti ricordare la rinomanza europea di P. Diego Tafuro da Lequile (1604-1673) come storico della casa asburgica, quando visse a Innsbruck nella corte dell'arciduca Ferdinando Carlo (1653-1660 - "De rebus austriacis"), come storico della Provincia ("Relatio historica") e dell'Ordine ("Hierarchia franciscana" 1664, e, "Franciscus ter legislator evangelicus", 1667). Queste sono opere quasi completamente ignorate dalla storiografia francescana, e, pur con tutti i limiti (= problema delle fonti, intento apologetico, difesa di tesi prefabbricate) riscontrabili nella storiografia secentesca, contengono fermenti di sviluppi futuri.

Sono da ricordare anche P. Bonaventura da Fasano (Me-morabilia Minoritica, 1656), e P. Bonaventura Quarta da Lama (1650-1739, novantenne) che, nella sua ben nota "Cronica dei Minori Osservanti Riformati" (1723-24), pur se è infarcita di incredibili leggende e non brillante dal punto di vista letterario, raccoglie abbondante e prezioso materiale storiografico per la conoscenza delle vicende municipali e minoritiche pugliesi.

Giungendo ai nostri giorni non si possono tralasciare P. Antonio Primando Coco da Francavilla Fontana (1879-1962), discepolo del grande P. Livario Oliger, e P. Luigi Abatangelo da Massafra (1892-1966).

Altri Personaggi

P. Coco è stato un instancabile ricercatore di archivi statali e religiosi, ha prodotto oltre un centinaio di opere tra volumi e fascicoli, ha collaborato e scritto su riviste e giornali, facendo conoscere tantissime storie municipali e lo sviluppo del francescanesimo in Basilicata, in Calabria e nel Salento. Mi piace segnalare il suo contributo più significativo: "I Francescani nel Salento", Vol. 3, (1930-1933), e "Vestigi di grecismo in Terra d'Otranto" (1922), lavoro pioneristico, sistematico e ben condotto sul grecismo salentino, che meritò l'introduzione di uno dei più grandi specialisti del settore il Prof. Giuseppe Gabrieli (nota 19).P. Luigi Abatangelo, figura mite e dolce, oltre ad essere biblista e delicato poeta, ci ha lasciato un fondamentale lavoro sulle "Chiese- cripte e affreschi italo-bizantini di Massafra" (1966), con traduzione di epigrafi e descrizione dei reperti iconografici della sua città natale (nota 20).

Un cenno dobbiamo fare pure all'impegno storico di P. Adiuto Putignani (1912-1975), il compilatore del Necrologio della Provincia, il quale ha creato il circolo artistico-culturale B. Egidio a Taranto, fondando la rivista "Cenacolo", ora continuata dalla sezione tarentina di Società di Storia Patria.

Dell'imponente lavoro di P. Benigno Francesco Perrone e dell'impegno sociale e culturale dei Frati contemporanei parleranno i posteri.

I Frati Poeti

Un altro significativo capitolo di storia è stato scritto dai Frati poeti e dai Frati artisti, proseguendo la scia del Serafino d'Assisi, uomo dall'animo profondamente poetico.

É sufficiente ricordare P. Bonaventura Morone da Taranto (1560- 1621), il quale col suo poema epico-religioso "La Cataldiade" (1614) di ascendenza virgiliana, e con le tragedie spirituali "Giustina" (1612), "Il Mortorio di Cristo" (1611) e "Irene" merita un posto di grande rilievo nel seicento letterario salentino, tanto che il prof. Marti gli dedicherà un volume nella collana "Biblioteca di Scrittori Salentini", perché rappresenta una tappa importante nella storia della formazione della lingua italiana. E sempre il prof. Marti, che ci onora della sua affettuosa amicizia, nel volume sugli "Scrittori salentini di pietà tra '500 e '700" ha inserito ben 5 francescani: P. Francesco da Seclì, P. Diego Tafuro da Lequile, P. Bernardo Selvaggi da Brindisi, P Serafino D'Alessandro da Grottaglie, P Bonaventura Quarta da S. Pietro in Lama (nota 21).

P. Bonaventura Morone merita quell'attenzione particolare di cui parlavamo, perché nella Cataldiade, in cui canta la gloria di S. Cataldo e l'epopea della sua città natale, si rivela anche come il cantore della prosperità dei campi, della bellezza del paesaggio e della pescosità dei mari salentini (nota 22).

A P. Morone s'ispirò poi P. Diego Tafuro da Lequile, nel poema sacro "Il Santo di Padova" (1662) e P. Serafino D'Alessandro da Grottaglie nel poema sacro "Il mondo redento" (1670).

Le Arti Figurative

Oltre alla poesia i frati salentini coltivarono le arti plasticofigurativo-architettoniche, formando una vera scuola d'arte, animata nella maggior parte da fratelli non sacerdoti; bastino alcuni nomi: il caposcuola fra Francesco da Martina (+1641), le cui tele sono sparse in vari conventi della Provincia. Nella Bottega di fra Francesco si formarono l'architetto fra Silvestro da Lequile, il pittore fra Giacomo da S. Vito dei Normanni (+ 1667), e l'intagliatore fra Giuseppe da Soleto (1667), celebre soprattutto per i suoi classici tabernacoli in legno che si possono ancora ammirare a Francavilla Fontana, Ostuni, Lequile, Galatina, e il più sontuoso di tutti a Lauro Taurano (AV), già nella chiesa napoletana di S. Croce di Palazzo.

Non possiamo tralasciare fra Francesco Maria da Gallipoli (1739), maestro di una nuova bottega d'intagliatori distintisi per i retablò e i tabernacoli di grandioso e raffinato stile barocco, costruiti per le nostre chiese di Francavilla Fontana, di Gallipoli, di Taviano e di Cassano Murge. E poi fra Francesco Maria da Lequile (1727) a cui si devono gli stalli dei cori inferiori nelle chiese francescane di Soleto, di Manduria e di Lequile.

Tra i molti è doveroso ricordare ancora il grande architetto fra Nicolò Melelli da Lequile (1648-1730) per aver costruito in classico stile rinascimentale, con leggero influsso barocco, i templi del Santissimo Crocifisso di Galatone (1638), e di Santa Maria della Croce a Francavilla Fontana (1687) (nota 23).

La Musica

Un aspetto meno conosciuto è la presenza di alcuni frati miniatori e musicisti: nella prima metà del '700 P. Domenico da Ceglie Messapico (1734) e P. Donato da Matera (1747) miniarono splendidi esemplari di messali festivi, ancora custoditi nel convento di S. Maria della Croce. E poi nel sec. XIX P. Serafino Marinosci da Francavilla Fontana (1869-1919) per la melodiosità della sua produzione musicale ha incantato il popolo leccese e il popolo napoletano. Con le opere "Le 7 parole...", "Le Ore di Maria desolata", lo "Stabat" e le 2 "Via Crucis" è divenuto il cantore del dolore di Cristo; e con le sue 8 Messe, i vari mottetti eucaristici e mariani ha contribuito a rendere operante la grande riforma della musica sacra, iniziata da S. Pio X (nota 24).

Dell'intensa e raffinata attività musicale di P. Igino Ettorre, di cui questa sera potevamo gustare un saggio, parleranno i musicologi del futuro. Come augurio per una pronta ripresa di P. Igino, il Gruppo Madrigalistico Salentino canterà ugualmente, guidato da P. Ermanno Schifone (nota 25).

Apostolato ed evangelizzazione

Tutta questa attività artistica, però, non è coltivata per fini puramente estetici, ma come strumento di apostolato e di evangelizzazione.

E i Frati salentini hanno scritto delle pagine gloriose nei secc. XVII- XIX nel campo dell'apostolato della parola; basti dire che tra il 1650 e il 1750 i francescani disponevano di oltre cento quaresimalisti. Solo alcuni nomi: P. Bernardino da Lequile (1641), P. Onofrio Guido da Castrignano dei Greci (1695), P. Bernardino da Cassano Murge (1679) con la sua predicazione erudita e polemica; P. Giuseppe M. Bove da Santeramo (773-1848), poi Vescovo di Bova e di Gallipoli, s'impose per l'eloquenza colta e soffusa d'intensa religiosità; P. Gregorio Maria Caputi da Nardò (1809-1901), che si distinse per la sua eloquenza profondamente teologica; P. Andrea Capocelli da Salice Salentino (1877-1942), infaticabile riorganizzatore del TOF, dal pulpito affascinò i fedeli del Salento e di alcune regioni meridionali e settentrionali; ed infine P. Isidoro Ricci da Massafra (1879-1968), che si fece apprezzare per la sua oratoria alata e colta, serena e teologicamente fondata (nota 26).

Nel campo dell'evangelizzazione missionaria ci piace ricordare: P. Bernardino Amico da Gallipoli, Guardiano del Santo Sepolcro a Gerusalemme, il quale concepì anche l'ardito disegno di riprodurre tutti i Santuari cristiani a base di misure precise, pubblicando a Roma nel 1609 il celebre "Trattato delle piante e immagini dei Sacri Edifici di Terra Santa" (nota 27) P. Francesco Brundusino da Lequile (1659), Prefetto Apostolico in Egitto, che lavorò molto per raggiungere con i Copti l'unità della Chiesa; P. Francesco Maria da Lecce (1734), Prefetto Apostolico in Albania, il quale all'intrepida azione evangelizzatrice unì l'impegno culturale, contribuendo alla formazione della lingua letteraria albanese con il volume pubblicato a Roma (1716) "Osservazioni grammaticali sulla lingua albanese", e con le opere inedite "Dizionario" e "Catechismo albanese".

Nel nostro secolo, infine, due Padri massafresi: P. Teodoro Portararo (+1922) con 23 anni in Brasile, e P. Egidio Santoro (+ 1962) con 38 anni in Cina, hanno mantenuto vivo lo slancio dell'attività missionaria; nel 1970, poi, la nostra Provincia ha accettato la Missione nel distretto di Taoyuan in Formosa, divenuta ormai Provincia autonoma (nota 28).

Siamo convinti che l'incontro di questa sera ha permesso al Ministro generale di realizzare il suo proposito di ascolto attento della memoria storica dell'Ordine e ci auguriamo che egli possa trarre ispirazione per la memoria del futuro, che dovranno scrivere i frati, nuovi evangelizzatori della speranza e della pace, nel Terzo Millennio.

Con l'auspicio che anche per il Ministro generale la conclusione del fioretto sia accettabile, diciamo: "Allora Messer Frate Hermann Transalpino, sentendo grande consolazione nell'anima sua, laudò il Signore Dio divotissimamente per aver adornata di santi ed esemplari Frati questa Terra Salentina, ed esortò li presenti a seguitare le orme del vero Pastore Gesù Cristo povero e crocifisso, e ad illuminare il mondo con esempi e con dottrina in grande fervore di caritade".

A laude di Cristo e del poverello Francesco. Amen!

(Testo gentilmente concesso a Japigia da P. Luigi De Santis, ofm. pubblicato su "Miscellanea Franciscana Salentina" 14-15 (1998/99).

Documento creato il 08/03/2004 (17:14)
Ultima modifica del 05/05/2012 (16:05)

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