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San Pietro dei Samari

La chiesetta nella palude

san pietro dei samari

Percorrendo la moderna superstrada a quattro corsie che permettere di percorrere agevolmente i dieci chilometri che separano Gallipoli da Taviano, a circa un terzo della strada, partendo da Gallipoli ed a pochi metri dal nastro d'asfalto, è possibile vedere la chiesina, oggi semidiroccata, di San Pietro dei Samari.

Siamo quasi al centro di quella che era, sino alla fine del secolo scorso, la palude de Li Foggi, una zona acquitrinosa che si estende a sud di Gallipoli, nell'area compresa tra le colline dell'immediato entroterra e le dune costiere delle belle spiagge gallipoline.

Lasciamo, per pochi minuti, l'auto nella prima piazzola di sosta della supestrada. Superiamo agevolmente una bellissima pineta di pini d'Aleppo e, al termine di questa, scorgiamo una traccia dell'antica strada che congiungeva Gallipoli e le località vicine, ormai seminascosta da folti cespugli.

L'antico tracciato crea un'ansa che sembra quasi voler girare intorno alla chiesina; di fronte all'ingresso un'altra strada sterrata, questa volta più evidente, porta verso il mare per perdersi, poi, nella campagna.

L'antica chiesa e Ugo di Lusignano

La chiesa prende il nome dal vicino Fosso dei Samari e la leggenda vuole che qui San Pietro, proveniente dall'oriente, vi abbia celebrato una messa, prima di porsi nuovamente in cammino. Pare che, alcuni secoli fa, la chiesa custodisse un dipinto del Coppola che raffigurava proprio i Santi Pietro e Paolo.

La struttura ha il tipico orientamento est-ovest delle chiese di culto greco; la parte absidata, perfettamente visibile dalla strada, occupa la parte orientale. La adornano due belle cupole che movimentano lo squadrato edificio. Sul fronte, si notano i rimaneggiamenti che hanno profondamente alterato lo stile iniziale: è stato aggiunto un campanile a sinistra e l'ingresso originario è stato sostituito da una costruzione che lo ha completamente racchiuso; l'accesso è garantito da una porticina posta sul lato sinistro del fronte, proprio sotto il campanile. Un secondo accesso, posto sul lato sud della chiesta, è stato murato con conci di tufo. Più in alto, sulla facciata, si notano degli archetti romanici di abbellimento.

la scritta sulla chiesetta di san pietro dei samar

Sul pronao del nuovo portico è possibile ancora leggere un'iscrizione latina: Hugo Lusignanus crucesignatorum dux è Palestina reduc templum hoc ubi divus Petrus è Samaria ad haec litora appulsus pressit vestigia eidem apostolorum principi sacrum a fundamentis excitatum erexit. Da una molto rapida traduzione apprendiamo, quindi, che la chiesa è stata costruita da (o in onore di) Ugo di Lusignano, reduce dalle Crociate, a riprova dei suoi principi apostolici. L'iscrizione, pur molto recente, fornisce alcuni dati circa il periodo di edificazione della chiesetta.

In particolare il nome, Ugo di Lusignano, sembra indicare il discendente di una famiglia di cavalieri francesi che si distinse nelle Crociate, al punto da avere, tra i propri possedimenti, anche il Regno di Cipro. In particolare, nell'ultimo secolo delle Crociate, ben tre Ugo di Lusignano furono reduci delle guerre in Terra Santa e regnanti a Cipro: Ugo I, dal 1204 al 1218, Ugo II dal 1253 al 1268 e Ugo III dal 1268 al 1284.

Ma chi, dei tre, fu a costruire o, almeno, ad ordinare la costruzione della nostra chiesa? Il più probabile potrebbe essere Ugo III di Lusignano che, nel 1269, già re di Cipro, si fece incoronare a Tiro anche re di Gerusalemme, unificando i due regni; questo potrebbe giustificare le parole "Dux è Palestina" scritte sul pronao del portico; la Crociata cui si fa riferimento è probabilmente la nona ed ultima delle guerre contro i musulmani in Terra Santa. Confermerebbe questa tesi anche Cosimo De Giorgi che, nei suoi Bozzetti, data la chiesa alla fine del XIII secolo.

Entriamo nella chiesetta

l'interno della chiesa di san pietro dei samariLa struttura versa nello stato di più totale abbandono; negli ultimi decenni è stata utilizzata come stalla o ovile o, più in generale, come riparo per attrezzi agricoli. Entrando dalla porticina sul fronte, si ha accesso ad un vano che nasconde l'ingresso originario della chiesa.

Il portale, se esisteva, è stato completamente rimosso ed un arco a tutto sesto permette di accedere all'interno dell'unica navata. Non vi è più traccia di altari e la poca luce filtra all'interno da scarse aperture nei muri perimetrali. Il pavimento originale è probabilmente stato rimosso: si cammina su un fondo di terra battuta. Sul soffitto si notano le volte ricreate dalle belle cupole che abbiamo notato dall'esterno: non c'è traccia di affreschi o decori di sorta mentre le pareti sono imbiancate e le tracce di umidità hanno disegnato i contorni dei conci di tufo con cui l'edificio è stato costruito.

In fondo si nota la struttura dell'abside, più piccola della parete; ai lati destro e sinistro due piccole nicchie segnano il luogo dove, un tempo, erano probabilmente conservate delle statue o dei reliquiari. Il punto dove sorgeva l'altare è identificato da un gradino che ne rialza il pavimento.

La chiesa nei tempi recenti

san pietro dei samari

La chiesa di San Pietro dei Samari è stata importante nella vita civile di Gallipoli. Posta in un'area di confine tra gli acquitrini retrodunari e le zone di ampio sfruttamento agricolo, circondata da importanti masserie, la chiesa fu luogo di ritrovo per molte generazioni. Il 29 di Giugno di ogni anno vi si teneva un'importante fiera che fu, poi, trasferita a Gallipoli di fronte alla Chiesa del Canneto.

La chiesa è stata così dimenticata e trasformata da luogo di culto in ovile. L'abbiamo visitata nel 2004: presentava segni evidenti di degrado ed abbandono ma, comunque, era integra.

Negli ultimi mesi, purtroppo, è stata interessata dal crollo della parete meridionale, proprio tra le due cupole. Il crollo ha aperto una grave lesione nel muro, che potrebbe minare la stabilità del monumento. Purtroppo a nulla sono valse le richieste di aiuto che da più parti si sono levate per la tutela di questo piccolo tassello del grande mosaico della storia della nostra Terra. La sua scomparsa sarà, probabilmente, un'altra grave perdita per tutti i Salentini.

Documento creato il 20/03/2008 (08:57)
Ultima modifica del 18/03/2011 (18:51)
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