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Otranto durante i mesi invernali, si trasforma in un tranquillo paese di poco più di 5.000 abitanti, completamente dimentico del caos e delle folle che ne hanno calcato i vicoli durante i mesi estivi.

Otranto a settembre

Città dimenticata, durante l'estate....

otranto, il porto e le mura del castello

Otranto è la città più orientale d'Italia. Dallo scoglio calcarenitico su cui sorge siamo a pochissimi chilometri dall'altra sponda dell'adriatico. E' una città che, durante i mesi invernali, si trasforma in un tranquillo paese di poco più di 5.000 abitanti, completamente dimentico del caos e delle folle che ne hanno calcato i vicoli durante i mesi estivi.

E, proprio durante i mesi estivi, anche noi salentini che non amiamo la confusione siamo dimentichi di questa cittadina e ritorniamo a visitarla ed a viverla durante i mesi in cui la folla è meno presente.

E così, nei primi giorni del mese di settembre, rieccoci a visitarla, a godere dei suoi scorci, delle mura cariche di storia, del possente castello, baluardo della Cristianità in quegli ultimi anni dell'Età di Mezzo che fu particolarmente cruenta per questa sfortunata cittadina.

Lasciamo la macchina

E' inutile, nei mesi estivi o nelle domeniche di tempo bello, cercare parcheggio all'interno della città o nei pressi delle mura: spesso è più conveniente approfittare degli ampi spazi a pagamento nei pressi del porto; da qui è facile accedere alla cittadina dalla breccia aperta nelle mura medievali, raggiungibile mediante una scala posticcia che assolve ottimamente al suo compito.

Guardando la breccia, In basso a sinistra c'è una piccola apertura nelle mura: porta ad uno stretto camminamento all'interno delle mura che, dopo una ventina di metri, porta all'interno del fossato del castello.

Il fossato del Castello

otranto, i fossati del castello

Il castello subì gravi danni durante l'assedio e la conseguente conquista ottomana; in generale, tutta la città ne subì, uscendone distrutta, martoriata. La conseguente riconquista Aragonese dell'anno successivo e la ricostruzione non fu mai capace di ridare  a Otranto ciò che le era stato tolto.

Il castello, però, fu ricostruito. La sua presenza era indispensabile per consentire una adeguata difesa di questi territori. Nei secoli successivi, venuto meno il pericolo turco, il castello perse la sua importanza: i suoi fossati furono ricolmi di terra e fu costruita una strada che, scavalcando quasi le mura, conduceva al piazzale di fronte al fortilizio. Questa strada è stata lì sino a gran parte degli anni novanta del secolo scorso, abbellita da folte siepi di pittosforo.

I recenti lavori di recupero hanno rimosso la sabbia ed il terriccio dai fossati e rimesso a nudo le grandi mura aragonesi; attualmente sono ancora in corso i lavori per la ristrutturazione della Porta Alfonsina, l'accesso occidentale alla cittadina, così chiamata proprio in onore di Alfonso d'Aragona.

Accediamo alla città

le scale d

Superate rapidamente le rampe di scale che, dalle mura prospicienti al porto -quelle più antiche- ci portano su, sino alla breccia oltre il cordolo marcapiano, entriamo ad Otranto: siamo in una chiesa, un antico luogo di culto ricavato tra le mura.

A sinistra, entrando, un cherubino scruta con attenzione tutti i turisti che varcano la soglia della città mentre, per terra, un pavimento maiolicato indica il posto occupato, un tempo, dall'altare.

Il tetto non c'è più da tanto tempo e il suo posto sulle teste di chi entra è stato preso da una passatoia in ferro e legno che raccorda i due tronconi delle mura: probabilmente è da qui che le orde turche entrarono nella città.

Questa antica cicatrice, segno della ferocia dell'invasore e dell'incapacità dei governanti di allora, è ancora visibile oggi, a distanza di oltre cinquecento anni!

Documento creato il 26/09/2007 (11:54)
Ultima modifica del 13/03/2011 (13:21)
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