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Altri documentiPersone importantiProv. di Lecce
La storiaLa chiesetta romanica di Santa Maria d'Aurìo sorge nella campagna leccese, a circa 3 Km da Lecce e 1 Km da Surbo. L'edificio fu costruito nel VII secolo, durante la dominazione bizantina nel Salento. In questo periodo si diffusero nella Puglia meridionale i monaci dell'ordine di San Basilio, cioè i Basiliani. Sembrerebbe, infatti, che il nome Aurìo derivi dal greco Liyrìon, che significa piccolo cenobio. Con la dominazione normanna il rito greco fu gradualmente sostituito dal rito latino, sicché la presenza dei bizantini diminuì sensibilmente fino a sparire del tutto nel 1453, con la caduta di Costantinopoli. Nel 1180 Re Tancredi diede in dote alla chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, in Lecce, molti beni tra cui, anche, la chiesetta di Santa Maria d'Aurìo. Note architettonicheLa struttura della chiesetta d'Aurìo è molto particolare; guardando attentamente i prospetti salta subito all'occhio una serie di archetti posti in basso nel lato nord: sono il segno evidente che è stata realizzata con materiale di recupero proveniente da altri edifici. La chiesetta, realizzata in pietra leccese possiede, nel prospetto principale, un portale affiancato da due leoni ormai erosi dal tempo. Decorata con un disegno geometrico (tanti cerchi incastrati tra loro) è l'architrave del portale sovrastata da una lunetta un tempo, probabilmente, affrescata. E' evidente il continuo rimaneggiamento della struttura: basti notare l'ambiente costruito a ridosso della parete sud, molto probabilmente adibito a sacrestia. L'interno si sviluppa a tre navate e conta otto colonne realizzate sempre nella stessa pietra locale, di cui quattro sono strutture portanti mentre le altre fungono da ornamento architettonico. All'interno si accede oltre che dalla porta principale anche da un ingresso laterale. Nel prospetto posteriore si può notare il campanile in puro stile romanico, naturalmente privo di campana. Il tempo e l'incuria hanno rovinato soprattutto l'interno della chiesa; le acque piovane, l'uso fatto dai contadini e dai pastori come rimessa e rifugio, la scarsa durezza e resistenza della pietra leccese, hanno contribuito a rendere la chiesa un rudere. Gli ultimi restauri effettuati, risalgono al 1977, ed hanno restituito solo l'immobile privo degli affreschi, scomparsi ormai da tempo, e di un prezioso polittico, citato dal De Giorgi nei suoi Bozzetti di Viaggio. Il politticoSicuramente, in un tempo ormai lontano, l'interno della chiesetta era riccamente affrescato. Purtroppo l'incuria degli uomini ed il passare, inesorabile, del tempo, hanno fatto in modo che ogni bellezza artistica andasse perduta. Tra le opere perdute per sempre, rientra uno straordinario polittico, costituito da sette pannelli incernierati ed arricchiti da figure sacre in tempera la cui realizzazione può datarsi attorno al 1458 ad opera di Bartolomeo Vivarini. Il primo ad interessarsi all'opera fu l'illustre salentino Cosimo De Giorgi che ebbe modo di osservarlo e descriverlo. Era il 1924 e già in quel tempo, delle sette tavole, erano sopravvissute soltanto le tre centrali, recanti le immagini della Vergine col Bambino, Santa scolastica e San Benedetto. Dopo non poche polemiche, i pannelli furono acquistati dallo Stato nel 1928 che, dopo averli trasferiti a Bari, ne curò il restauro. L'opera è oggi visibile presso la Pinacoteca Provinciale di Bari. Documento creato il 09/04/2004 (10:39)Ultima modifica del 18/03/2011 (15:47) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
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