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Altri documentiProv. di Taranto
Trekking ad AvetranaSe Avetrana è una cittadina che nasce da insediamenti umani relativamente recenti, non si può dire la stessa cosa per le aree percorrere tra la cittadina ed il mare. Tra Avetrana e Torre Colimena, una serie di basse colline segnano il territorio; un tempo ricoperte da una folta macchia mediterranea e da querceti, sono state, nel corso degli ultimi secoli, trasformate in ampi oliveti e fertili campi coltivati. Solo in alcuni tratti, l'originario carattere brado della regione riemerge ed i folti cespugli di mirto, olivastro e lentisco si uniscono agli arbusti di corbezzolo, leccio e quercia spinosa facendoci assaporare, almeno un poco, quello che era il Salento tanto tempo fa. Tra i campi coltivati e la macchia mediterranea residua, però, non mancano le vestigia delle antiche popolazioni dei questi luoghi; non a caso il percorso ha inizio proprio da una delle aree più interessanti per la storia del Salento neolitico: il sito della Masseria della Marina. Masseria della MarinaIl sito archeologico è stato scoperto quasi per caso. Si trova quasi alle falde della collina che separa Avetrana dalla costa, tra gli oliveti. Il sito, databile intorno ai 6.000/9.000 anni fa è un antico insediamento neolitico: era questo il periodo, infatti, in cui i nostri progenitori tendevano ad abbandonare il nomadismo e a stanziarsi in luoghi dove c'era terreno fertile ed abbondanza di acqua. Qui, sotto uno strato di terra non molto spesso, sono stati ritrovati i segni dell'insediamento: si tratta dei buchi utilizzati per sostenere le antiche capanne. Queste erano costituite da una serie di pali, conficcati nel terreno secondo una pianta circolare, ovale o rettangolare; i buchi erano praticati nella tenera roccia sedimentaria, ed il palo veniva saldato al terreno riempiendo gli spazi mediante bolo o argilla. I pali erano, successivamente, congiunti con travi e canne tenute insieme da argilla, come pure di paglia ed argilla era il tetto spiovente che le copriva. In fondo all'insediamento, che non è stato scavato del tutto, è stata anche rinvenuta una sepoltura, databile intorno al V millennio a.C. L'individuo era sistemato in posizione rannicchiata, circondato da pietre ed accompagnato nell'estremo viaggio da un semplice corredo costituito da una lama di selce ed una macina, probabilmente gli attrezzi a lui più familiari in vita. Il canale di San MartinoIl canale, che prende il nome dall'antico casale San Martino di epoca normanna ed ormai scomparso, è un profondo solco carsico lungo circa 2500 metri. Si tratta, anche in questo caso, del classico canalone, che, qui come in altri luoghi, segna il territorio; Avetrana, infatti, non fa eccezione: salvo alcuni casi, il suo territorio è costituito prevalentemente da terreni calcarei che, per anni, sono stati oggetto di intensa attività di estrazione di pietra da costruzione (i cosiddetti tufi, i grossi mattoni usati per erigere gli edifici); il carsismo ha anche favorito la formazione di un gran numero di grotte che, sparse per tutta l'area, conservano ancora tracce evidenti di frequentazioni da parte dell'uomo primitivo. Particolare interesse riveste la Grotta di San Martino: in essa sono stati rinvenuti resti interessanti, costituiti da reperti dipinti le cui caratteristiche sono simili ai ritrovamenti di altre grotte salentine, prime tra tutte la Grotta dei Cervi di Porto Badisco. La grotta è stata, recentemente, sottoposta a lavori di consolidamento; si tratta di imponenti travature e sostegni in acciaio che, pur particolarmente evidenti all'esterno, promettono di essere meno invasivi all'interno; purtroppo la grotta è chiusa da pesanti grate e, come spesso succede in tanti altri luoghi interessanti del Salento, non è visitabile. Un'antica stradaCapita che i percorsi di trekking, dove si ha il giusto tempo per gustare il paesaggio, accorgersi dell'ambiente che ci circonda e rendersi conto di quelle tracce del passato che, in altre occasioni, passerebbero inosservate, siano l'attività più consona per fare delle piccole ed incredibili scoperte. Ecco che, tra alcuni cespugli di lentisco e mirto, spuntano due profondi solchi nella calcarenite affiorante. Il gran numero di licheni che ne popola la superficie è segno che i solchi hanno origine molto antica: si tratta di un'antica strada romana ed i solchi non sono altro che i segni delle ruote dei tanti carri che l'hanno usata nel corso dei secoli. In quei solchi, probabilmente, il carro diventava un treno sulle rotaie: non era certamente facile uscire di strada! La fornace nel canalonePurtroppo, il Canale di San Martino, recentemente, è stato interessato da un violento incendio che ha completamente distrutto la macchia mediterranea che lo occupava. Al suo posto restano, oggi, i rami carbonizzati dei cespugli e, fortunatamente, i primi germogli delle nuove piantine. Ma l'incendio ha anche posto in luce un piccolo fossato circolare, circondato da massi. La forma precisa e le pietre accuratamente accostate le une alle altre, suggeriscono che non si tratta di una casualità: probabilmente qui c'era un'antica fornace, nata soprattutto per la disponibilità del legno di quercia usato per fondere i metalli; inoltre, l'utilizzo come fonderia viene suggerito dal ritrovamento di alcune pietre che sembrano il risultato di una fusione, a conferma delle alte temperature raggiunte. Ma una domanda è rimasta senza risposta: quale sarebbe stata l'utilità di una fonderia in un canalone carsico, lontano dal centro abitato e dalle vie di comunicazione? Uno sguardo dalla serraPer tutto il percorso il Monte della Marina, con i suoi cento metri sul livello del mare, ha tenuto il suo sguardo sul gruppo. Si tratta di una collinetta rocciosa che ben si distingue nello skyline delle serre di questa parte del Salento. Vale certamente la pena volgere lo sguardo dalla sua sommità verso sud e verso il mare. Un'area con migliaia di ulivi si stende tra qui e lo Ionio, interrotta in alcuni punti da aree di folta macchia mediterranea; in fondo, sulla costa, sono ben visibili Torre Colimena, il campanile della chiesetta del piccolo centro balneare ed alcuni bacini retrodunari. Guardando ancora più a sud, ecco una piacevole sorpresa: seminascosta dalla foschia l'intera costa salentina sino a Gallipoli, ben riconoscibile dalle tre torri dell'ospedale cittadino, poste sulla collina che domina la città, lungo la via per Alezio. Poco più a destra la grande padella del centro antico, come amava definirla il Galateo: e pensare che ci sono quasi 40 Km in linea d'aria tra qui e Gallipoli! Documento creato il 12/11/2007 (21:00)Ultima modifica del 09/03/2011 (16:17) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
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