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E` difficile immaginare come potrebbe essere l'antica Gallipoli. Indaghiamo, quindi, sulla sua estensione facendoci aiutare da un cartografo del 1600 e da uno studioso del 1700 Altri documentiLe Fotorassegne!Curiosita`...Lo sapevate che Japigia e` su Marte? Per saperlo non vi resta che leggere il documento... Persone importantiProv. di Lecce
Un'isola in continua... dissoluzioneGallipoli, lo sappiamo, è una città antichissima. In tanti secoli, il suo territorio ha certamente mutato aspetto: sia per l'opera del mare, che ne erode il territorio, sia per l'opera dei suoi abitanti che il territorio lo modificano per le proprie esigenze. A noi moderni viene da chiederci: ma come poteva presentarsi il territorio di Gallipoli nei secoli passati? Per darci una risposta, ci facciamo aiutare da due studiosi: Bartolomeo Ravenna, che la descrive così come la conosce nei primi anni del 1800 ed un cartografo e geografo vissuto tra il 1500 ed il 1600, Georg Braun, un chierico di Colonia che pubblicò un'opera incredibile per quei tempi: “Civitates orbis terrarum”. L'opera, suddivisa in sei volumi, conteneva le vedute di ben 546 città d'Europa, tra cui la nostra Gallipoli, stampate, prevalentemente, dal famoso incisore Franz Hogenberg. Quindi useremo la descrizione della fine del 1700 e le immagini di una mappa di 100 anni prima. Antica estensione della città di GallipoliTratto da “Memorie Istoriche della città di Gallipoli” di Bartolomeo Ravenna (pubblicato a Napoli nel 1836), adattato alla narrazione moderna. Sebbene la città di Gallipoli sia oggi molto piccola e ridotta ad un'isola, bagnata dal mare in tutto il suo perimetro, si conosce, però, che in tempi remoti sia stata di circonferenza molto maggiore. Le mura che oggi la cingono sono l'opera di pochi secoli addietro; pertanto, alle guerre, alle distruzioni sofferte, alla veemenza del mare ed ancora all'opera umana nella formazione dei fossati del castello, si attribuisce il piccolo perimetro in cui oggi è stata ridotta. In effetti, si trattava, in passato, di penisola e non di isola, come attestato da manoscritti giunti sino a noi. Il luogo detto Fontana VecchiaAlla distanza di circa 400 passi dall'attuale abitato verso settentrione, si può vedere il litorale chiamato oggi “Fontana Vecchia”. Questo stesso luogo, un tempo, prendeva il nome di “Corciri”, un nome greco che denotava come il luogo fosse usato per i bagni. La tradizione vuole che qui fossero le terme, che, con la parte delle acque che da qui scaturivano e che andavano a confluire nella fontana prossima alla città, fossero un luogo comodo agli abitanti per bagnarsi, secondo il costume di quei secoli. Da questo luogo, denominato Fontana Vecchia, sino alla testa del ponte attuale verso tramontana, non era il litorale come oggi si vede, ma la terra si estendeva verso nord, sino alla secca che conosciamo con il nome di Rafo. Tutti i bastimenti che oggi approdano in questo porto, con molta cautela, la evitano. Si scoprono, su questa secca, nei giorni di calma del mare, i resti di antiche costruzioni in mattoni. Questo luogo prendeva il nome, un tempo, di Graphos (oggi ridotto a semplice Rafo o Grafo) e la tradizione vuole che qui fossero antichi palazzi di governo della città. La chiesa di San Nicola che fu demolita nel 1765, era quasi bagnata dal mare ed era stata costruita molto distante dal lido; adiacente alla chiesetta c'era un piccolo giardino e, ancora oggi (siamo nei primi anni del 1800, n.d.r.), è possibile vedere i segni tracciati dai carri. Lo Scoglio del Porto e l'Isola del CampoNei pressi della secca del Rafo, verso ponente, vi è un grande scoglio denominato lo Scoglio del Porto, proprio vicino alla città ed al baluardo di San Giorgio, divenendo quasi un riparo al porto stesso. Era, un tempo, unito alla città e, nelle memorie antiche prende il nome di “Sabbata” visto che, nei tempi remoti, era usato dai cittadini per gli spettacoli nei giorni festivi. Da questo scoglio, ed intorno alla città, s'incontrano per mare altri scogli che formavano, un tempo, una parte dell'abitato. Segue, poi, l'isola detta “Del Campo”, verso ponente, vicino al bastione di San Francesco. Anche quest'isola era unita alla città. Ne hanno tramandato memoria i cittadini del secolo passato che ricordavano di esserci andati a piedi asciutti nei giorni di calma, specialmente nei mesi di Gennaio e Febbraio, quando il livello del mare è molto basso. Sino a qualche tempo fa, era possibile vedere, nella fortezza, la porta che portava al campo che, a sua volta, fu chiusa quando il mare ridusse il Campo ad un'isoletta. Gli scogli di scirocco e la Porta di MareTutti gli altri scogli, da quello denominato “dei Palombi”, proprio vicino all'isola del Campo, a tutti gli altri che formano la scogliera del bastione di San Domenico, e, successivamente, tutti quelli che formano la cortina di scirocco, erano, un tempo di maggiore estensione e pieni di abitazioni. Anche ai giorni nostri (nei primi anni del 1800, n.d.r.) si possono osservare, su di essi, i segni lasciati dalle antiche carreggiate. Questi ultimi scogli si univano con la punta dello scoglio del Canneto, che è attaccato al continente dietro la chiesa che porta lo stesso nome. Dove oggi è il mare, che circonda il castello da sud ad est, era, un tempo, terreno occupato da giardini, da stagni e da canneti. Oggi, la sabbia che qui si stende, si chiama “Largo del Canneto” e la chiesa è dedicata a Santa Maria del Canneto. Il mare ed i fossati che si scavarono per il castello, andarono ingoiando quel tratto di terra ferma. Gli abitanti di Gallipoli, per non perdere la strada che, da quella parte, conduceva alla città, vi costruirono un ponte che, purtroppo, fu travolto dalle burrasche sciroccali. In quei tempi, non vi era il ponte attuale (la porta di terra, ora unico accesso alla città vecchia, n.d.r.). L'uscita dalla città, per la porta di mare, era dove oggi è il baluardo di Santa Vennardia, in cui si notano i resti di questo accesso, protetti dalla fortezza. Vi era, però, un altro ponte, più in là, verso la cappelletta della Madonna del Rosario, formato da tre arcate. Ancora oggi si possono vedere i resti delle basi di questo ponte. Pertanto, siccome il passaggio più usato per l'accesso alla città era quello della parte di scirocco, si può notare che il prospetto antico della fontana volge verso quel vento. Era, dunque, quello di Santa Vennardia l'accesso preferito alla città. Ed era il preferito per il fatto che in quel punto lo scoglio dove sorge Gallipoli era molto basso e si poteva entrare in città con poco sforzo. Si chiamava, questo accesso “Porta di Mare”; perduto questo accesso per le intemperie, i cittadini cominciarono a migliorare l'accesso dalla Porta di Terra. Documento creato il 13/04/2012 (19:26)Ultima modifica del 13/04/2012 (19:45) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
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Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce) Realizzazione siti Internet, Portali, Grafica computerizzata e servizi turistici. E' vietato il plagio, anche parziale, dei contenuti del sito. Per informazioni, contatti, suggerimenti: Contattateci! Copyright e info legge 62/01 - Privacy e Cookie Partita I.V.A 03471880752 - R.E.A. CCIAA Le/224124 |