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Antonello Coniger

Un cronista del rinascimento

cronaca di antonello coniger

Apparteneva ad una famiglia della nobiltà leccese prorietaria di una baronia probabilmente nei dintorni dell'odierna Castrignano de` Greci.

Non si hanno molte informazioni di lui ma il suo nome resta legato ad una sua opera letteraria, probabilmente l'unica, dal titolo “Recoglimento de` più scartafi fatto per me Antonello Coniger”. Si tratta, dunque, di una cronaca scritta da lui tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500 in lingua volgare con termini molto più simili al dialetto leccese che non all'italiano.

Da questa sua stessa opera, si possono attingere informazioni sufficientemente dettagliate su eventi che riguardano la società leccese del tempo e sulla sua stessa famiglia. Apprendiamo, infatti, dalla cronaca che il padre era Colella Coniger che morì a Lecce il 13 febbraio del 1494, dopo aver trascorso a Napoli cinque anni “per aver parlato per la Patria”. Da queste cronache non si capisce se la permanenza a Napoli fosse dovuta ad una “rappresentanza” della città di Lecce o a problemi di altra natura. Dallo stesso passo della cronaca apprendiamo che Antonello Coniger aveva altri nove fratelli, di cui sei maschi e tre femmine. E come si evince alla data del primo Maggio del 1511, egli doveva essere il secondogenito, visto che, morto il fratello Francesco senza figli egli subentra al possesso della baronia. La madre di Antonello era Margherita de Jennechino che muore di parto a 36 anni il 7 febbraio del 1497, circa tre anni dopo la morte del padre: si può pensare, quindi, che si fosse risposata anche se la cronaca non contiene ulteriori dettagli in merito.

La morte del fratello, comunque, pone l'autore in una situazione di maggior impegno che gli impedisce di potersi ulteriormente dedicare alla stesura della cronaca che, di lì a poco, sarà interrotta.

La cronaca di Antonello Coniger

Scritta in volgare, la cronaca parte dal 980 e registra l'ultimo evento il 20 di maggio del 1512, data in cui a Lecce viene fatta sventolare, definitivamente, la bandiera spagnola. I francesi sono stati cacciati dall'Italia grazie alla vittoria degli eserciti della Lega Santa (formata da Spagna, Papato, Venezia e Regno di Napoli contro il re di Francia) a seguito della rovinosa battaglia di Ravenna del 20 Aprile.

Antonello Coniger scrisse la sua opera, come egli stesso riferisce, per se stesso, e non fu data alle stampe. Bisognerà attendere il 1700, quando il manoscritto fu pubblicato, per i tipi della Stamperia Arcivescovile di Brindisi, da tal Giusto Palma, "Console" dell'Accademia degli Spioni. Sembra che Giusto Palma avesse ritrovato una copia manoscritta della cronaca fatta da un suo zio, Giovanni Camillo Palma. La famiglia Coniger, ai tempi del Palma, era già estinta.

Nella cronaca, le date si susseguono con una maggiore concentrazione di eventi tra il 1480 ed il 1512, segno evidente che in questo periodo Antonello Coniger scrive per testimonianza diretta degli eventi che narra, legati non solo ad accadimenti locali ma anche ad eventi più importanti che hanno un forte eco nella società del tempo.

Ed è così che, alla data del 1492, leggiamo: “Re de Spagna mandò certe caravelle e trovò isole sperdute e che doi volte l'anno facciano frutti”. In questo caso è evidente che la notizia, scarna ed essenziale, riporta un evento simbolo del tempo, rimasto nell'immaginario collettivo: isole sperdute ma eccezionalmente fertili. Si tratta della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo.

Nella cronaca ci sono anche eventi che ancora oggi hanno eco. Come questo: “1504: essendo il gran capitano rinchiuso in Barletta, fero a campo chiuso 12 franciosi e 12 spagnoli e impattarono; poi fecero 12 italiani e 12 franciosi e foro victoriosi li italiani”. E` chiaro che Antonello Coniger sta narrando a suo modo ed in antico leccese la famosa Disfida di Barletta.

La cronaca ebbe un discreto successo sul finire del 1700, periodo in cui si contarono diverse edizioni e ristampe; tuttavia la trattazione in volgare e la poca fedeltà con la realtà portarono molti studiosi ad accese critiche che ne decretarono il definitivo oblio.

Per noi moderni, comunque, resta una finestra su un passato che ci appartiene, perché legato alla nostra Terra ed al luogo che abitiamo ed avere delle notizie di prima mano di quel tempo ormai lontano, anche se non proprio fedeli alla realtà è un regalo di cui non possiamo privarci.

Documento creato il 29/09/2012 (13:35)
Ultima modifica del 01/10/2012 (21:41)

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