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I Monumenti Megalitici

Il Salento e la cultura paneuropea...

Il termine megalitico deriva dal greco mega (grande) e lithos (pietra). La maggior parte di queste strutture risalgono al tardo Neolitico ed alla prima età del Bronzo (4000-1000 a. C.).

Il territorio europeo è disseminato di costruzioni megalitiche spettacolari ed enigmatiche. Quattro le tipologie principali: a pietre isolate (menhir dal bretone men = pietra e hir = lunga), a pietre verticali allineate (come nel complesso di Carnac), a pietre disposte a cerchio (Cromlech), o disposte a formare una camera (dolmen). In questo caso appare evidente la pratica di un culto solare, vi si svolgevano, con ogni probabilità, cerimonie con una processione che percorreva "i viali sacri" per poi concludersi in un santuario.

Civiltà megalitiche dalle caratteristiche simili a quelle del Nord Europa hanno lasciato tracce in Val D'Aosta (nella zona di Saint Martin de Corleans); in Piemonte sul monte Susine ed in Liguria ad Apicella.

Delle regioni italiane la Puglia è certamente la più ricca di megaliti sebbene ben 54 monumenti megalitici siano scomparsi. Se la sparizione dei megaliti più piccoli è attribuibile ai turisti, ai vandali o ad i contadini alla ricerca di pietre per murature a secco, altre lasciano sconcertati.

I Dolmen di Puglia

Il Dolmen di Cocumola, ad esempio, era costituito da sette pilastri informi su cui posava un piano di pietra lungo più di quattro metri, largo un metro e 65 e spesso una ventina di centimetri.

I dolmen in Puglia si concentrano nella parte centromeridionale del Salento, nel tarantino e lungo la fascia costiera del barese.

Nel Nord della regione, invece, appariva isolato, fino a qualche anno fa, il caso del dolmen di Molinella, sul Gargano. A spezzarne l'isolamento è stata la recentissima individuazione di due nuove aree con presenze di tipo dolmenico in alcuni comuni dell'area.

Il Menanthol di Calimera

Nel Salento il fenomeno megalitico si manifesta in quattro tipologie differenti: dolmen, menhir, specchie e, in rari esemplari, il Menanthol (pietra forata). Un esemplare è posto al centro della chiesa di San Vito, a Calimera, dove a Pasquetta si svolge il rito propiziatorio legato alla fertilità mediante l'attraversamento del foro stesso con la mano, quasi a farsela benedire o l'attraversamento, con il corpo, della pietra stessa. In particolare, le difficoltà legate a tale passaggio simulano gli sforzi del nascituro nel raggiungere la luce attraverso l'utero materno.

La "Cristianizzazione" dei Menhir

Questi riti sono il frutto di leggende e favole, superstizioni tramandate per secoli una volta scomparso il culto delle pietre considerate, poi, quali custodi di tesori nascosti. Tanti erano, infatti, i riti pagani sorti intorno ai megaliti che la chiesa da sempre cercò di reprimerli tentando di assorbirli nella religione ufficiale. Fu attuato, così, un processo di cristianizzazione, facendo scolpire, cioè, delle croci lungo i lati oppure sistemandone alcune di ferro sulla sommità degli stessi.

Ma ritornando alle caratteristiche dei dolmen salentini c'è da dire come essi siano caratterizzati, a differenza della maggior parte di quelli presenti nella nostra regione, dalla scarsa altezza della cella: nei quali cioè la distanza della volta dal piano pavimentale è piuttosto limitata quasi sempre inferiore al metro. Il Dolmen di madonna di Cristo (agro di Rignano garganico) presenta, ad esempio, una struttura più articolata costituita da grandi ortostati formanti una galleria.

I Dolmen Salentini

Il Dolmen Li Scusi a Minervino

I dolmen salentini sono datati intorno alla metà del II millennio a.c. Famosi, per la loro imponenza, sono anche i dolmen di Bisceglie e Giovinazzo che danno vita ad architetture di grandi dimensioni.

Gli orientamenti più comuni riguardavano i punti del sorgere o del tramontare del sole, in date particolari come gli equinozi ed i solstizi. Per questo motivo i megaliti erano, a volte, utilizzati come veri e propri osservatori astronomici.

Fra il Settecento e l'Ottocento cominciò a farsi strada l'ipotesi, da alcune osservazioni, che potessero rappresentare un osservatorio astronomico, un calendario solare con cui segnare gli eventi celesti, controllare la successione delle fasi lunari, prevedere le eclissi. Si notò, infatti, come numerosi Cromlech fossero orientati verso il punto in cui il sole si leva nei solstizi ed anche le pietre di Carnach, del resto, erano allineate in questa direzione.

Articolo curato dalla Dott.ssa Maria Rosaria Cristaldi
Documento creato il 28/03/2004 (00:16)
Ultima modifica del 28/03/2004 (00:16)

 

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