Punta Palascia

Capo d'Otranto

Dopo Porto Badisco la costa risale e la strada corre lontano da essa. In lontananza la torre di Sant'Emiliano sorveglia il territorio. Tutt'intorno pascoli e campi coltivati e, prima di risalire la collina è ben visibile la Masseria Cippano, segno che questi luoghi erano ben sfruttati nei secoli passati.

La collina è quella del Capo d'Otranto, lo sperone di terra più orientale d'Italia. Da qui l'Albania è vicinissima e la sagoma dei suoi monti è perfettamente visibile nelle giornate chiare.

Prende il nome di Punta Palascia; il mare è ad oltre 100 metri sotto la strada e, quasi invisibile dalla strada, a messa costa, c'è il faro della Palascia, ormai abbandonato. Imboccando le stradine che portano verso il faro, è possibile lasciare l'auto e scendere sino alla costa, sotto al faro.

In inverno, con il mare mosso, lo spettacolo è incredibile; in estate, nei momenti di bonaccia, rilassante. La roccia è tagliente e già scendere è quasi un'impresa ma è ben ricompensata da un fresco bagno ristoratore.

San Nicola di Càsole

Riprendendo la strada, ci dirigiamo verso Otranto passando per il luogo dove sorgeva l'antico cenobio basiliano di San Nicola di Càsole, oggi in proprietà privata e di cui resta ben poco.

San Nicola di Càsole fu, senza dubbio, uno degli insediamenti più importanti dei monaci Bizantini in Terra d'Otranto. Qui fu istruito Antonio Ferraris detto il Galateo e qui si copiavano gli antichi manoscritti. Purtroppo la furia dei turchi distrusse tutto e di questo antico splendore religioso rimase molto poco.