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Antichi monumenti megaliticiAbbiamo avuto modo di parlare diffusamente delle specchie, antichi monumenti che è facile incontrare durante i trekking e le passeggiate nelle campagne e sulle colline del Salento. Sostanzialmente, esse sono degli accumuli informi di pietrame. Si tratta, di pietre informi accatastate le une sulle altre. Poco resta della loro forma originaria, seppur ne avessero una. Alcne di esse, tuttavia, conservano una forma circolare che ricorda una torre o una pagghiara, elementi molto molto comuni nelle nostre campagne. Cosimo De Giorgi fu uno dei primi a chiedersi il perché di queste costruzioni che, ai suoi tempi, erano molto più diffuse che ai giorni nostri. Quelle che si sono salvate dallo spietramento eseguito dai contadini per ricavare nuova terra per le coltivazioni sono solo una parte di quelle che, nei tempi andati, movimentavano il paesaggio salentino. Il fatto che fossero particolarmente diffuse in cima alle serre (le colline del Salento) come, ad esempio, Specchia li Specchi a Racale o ciò che rimane della specchia di Sant'Ermete, sull'omonima collina, a Matino, ha probabilmente portato a pensare che fossero dei luoghi di avvistamento. Il loro nome dialettale specchia, sembrerebbe, poi, una diretta derivazione del termine latino specula che indica, proprio, un punto di avvistamento (chi non ricorda la famosa Specula Vaticana, luogo da cui lo Stato Pontificio guarda verso il cosmo più remoto?) non ha fatto altro che convalidare la tesi. Insomma, partendo da tali presupposti, non si può non credere che le specchie siano, principalmente, dei luoghi di avvistamento, utilizzati dalle antichissime popolazioni salentine per il controllo del proprio territorio; inoltre ciascuna di esse, grazie alla propria favorevole posizione, era facilmente in collegamento visivo con le altre ad essa adiacenti. Una tesi più recenteMa già ai tempi di Cosimo De Giorgi, lo spietramento di alcune grandi specchie aveva portato a scoprire, al di sotto di esse, i resti di sepolture: tuttavia, questo particolare assolutamente non trascurabile era passato in secondo piano rispetto alla comune credenza degli studiosi di storia patria di quel tempo. Recentemente, però, la tesi di vedere le specchie come antichi monumenti funerari è stata riscoperta ed è diventato l'orientamento principale dei nostri archeologi. Gli scavi condotti ad Ugento in località Artanisi, poi, hanno molto contribuito ad avvalorare questa tesi. Le recenti esplorazioni archeologiche, tra l'altro, hanno portato alla luce lastroni di pietra molto simili a quelli usati nei dolmen e, in alcuni casi, corredi funerari cui è stata attribuita, come nel caso di Ugento, un'origine micenea. Potrebbe, quindi, trattarsi di monumenti antichissimi, probabilmente i monumenti costruiti dai primi colonizzatori greci giunti qui da noi dopo aver attraversato lo stretto braccio di mare che ci separa dalla penisola balcanica? Purtroppo, gran parte di queste opere è andata perduta a causa dei lavori agricoli e, con esse, i segreti che custodivano. Procedere allo spietramento delle poche rimaste solo per scoprire cosa nascondono, sarebbe ugualmente un sacrilegio nei confronti del nostro Territorio. Anzi, le poche specchie rimaste andrebbero tutelate. Ancora: tombe o luoghi di avvistamento?Beh, personalmente oserei dire tutt'e due! Certamente sono delle antiche tombe. Il luogo della loro erezione (la cima delle colline) e lo sforzo per farlo sarebbero giustificati da un uso cultuale ormai perduto nel tempo. Solo i capi di un potente clan potevano contare su una sepoltura degna di un re ed un luogo che ricordasse, negli anni a seguire, la figura dello scomparso. Tuttavia, il passare del tempo ed il sopraggiungere di altre popolazioni ha portato a perdere il culto all'origine del monumento e ad usare lo stesso per altri scopi meno trascendentali come, ad esempio, il controllo del territorio. Ed ecco che, probabilmente, con l'arrivo dei romani quelle inutili opere venivano catalogate con il termine specula, luoghi da cui era possibile scrutare il territorio o l'orizzonte per scoprire con sufficiente anticipo il sopraggiungere di un pericolo. Qualche informazione sulle fotoLa prima foto è la Specchia dei Mori, nella Grecia Salentina; ciò che resta di lei ricorda, nelle forme essenziali, la piccola pagghiara (trullo salentino) a destra nella foto. La seconda fotografia è un'immagine della Specchia Li Specchi sulle colline di Racale: di forma circolare e ancora ben conservata. La terza foto è il panorama che si gode dalla specchia nei pressi della Masseria di Ussano, tra San Donato e Galugnano; nella ripresa, fatta con il teleobiettivo, si possono vedere, in primo piano, le insegne dei negozi del centro commerciale di Cavallino e, sullo sfondo, il campanile del duomo di Lecce che si stacca dalla linea d'orizzonte: la distanza tra questo ed il punto dello scatto è di circa 10 Km. Forse erano solo tombe, ma il panorama dall'alto delle specchie lascia ancora senza fiato! Documento creato il 03/03/2009 (15:20)Ultima modifica del 07/03/2011 (18:53)
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Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce) Realizzazione siti Internet, Portali, Grafica computerizzata e servizi turistici. E' vietato il plagio, anche parziale, dei contenuti del sito. Per informazioni, contatti, suggerimenti: Contattateci! Copyright e info legge 62/01 - Privacy e Cookie Partita I.V.A 03471880752 - R.E.A. CCIAA Le/224124 |